Uno degli indicatori di nuova generazione che le banche oggi utilizzano per erogare finanziamenti alle imprese è sicuramente, insieme al DSCR (di cui abbiamo ampiamente discusso in altro articolo del BLOG), il rapporto PFN/EBITDA.

Cosa esprime di fatto questo indicatore?

Il rapporto PFN/EBITDA esprime gli anni che un’azienda ci mette per ripagare i debiti finanziari contratti (PFN) utilizzando la totalità dei suoi flussi operativi “potenziali” (EBITDA) per tale finalità. E’ un indice prospettico che segue l’approccio “forward-looking” (o prospettico) nel contesto aziendale e finanziario. Una metodologia o mentalità orientata al futuro, incentrata sulla previsione e anticipazione degli eventi futuri piuttosto che sulla semplice reazione agli eventi passati o presenti.

Se il valore di questo rapporto è 5, per esempio, significa che la società potrà saldare il suo debito in 5 anni (a condizione ovviamente che l’Ebitda rimanga invariato per tutto questo tempo).
Il rapporto PFN/EBITDA viene per questo anche indicato come indice di sostenibilità del debito che ha comunque dei limiti se utilizzato (come tutti gli indici) in maniera assoluta.

Al di là di questo è certamente un indice di solidità molto importante, in quanto molto sinteticamente esprime il livello di indebitamento di una società e, per tale motivo, è molto diffuso presso banche, intermediari finanziari e professionisti.

Oltre ad un dato valore, di fatto, non è per le banche consigliabile andare. Più che valore si può parlare di orizzonte temporale.

Dareste altro denaro ad un’impresa che ci metterà 5 anni a rimborsare i debiti già in essere?

Analizzandolo nel dettaglio al numeratore troviamo la PFN, ossia la posizione finanziaria netta, ovvero la somma algebrica di debiti finanziari al netto della liquidità disponibile. La PFN è la quantità di debito, squisitamente finanziario che l’azienda ha in essere, al netto delle sue disponibilità liquide.

Tra i suoi limiti è chiaro che se un’impresa non stesse pagando fisco, dipendenti e fornitori per finanziarsi oltre il normale consentito, la PFN non censirebbe tali valori facendo magari apparire sostenibile il debito di un’impresa che dall’altro fronte non sta onorando i propri impegni fiscali e commerciali.

Ecco perché anche un elevato debito verso il fisco è per le banche un indice attenzionato o che un’azienda che ha arretrati verso i propri dipendenti non è certo ben vista.

Discorso uguale per i debiti verso i fornitori. In questo caso siamo semplicemente di fronte ad un caso di azienda che magari ha riserve di liquidità ma semplicemente perché non sta pagando nessuno,

Al denominatore invece l’EBITDA esprime il margine operativo derivante dalla gestione caratteristica di un’impresa. Il suo valore deriva dai ricavi al netto di consumi, dei costi fissi e variabili, dei costi generali e amministrativi.

L’EBITDA indica la capacità dell’azienda di generare flussi di cassa dalla propria attività caratteristica ma anch’esso non è esente da rischi di interpretazione. Un EBITDA volutamente gonfiato da un delta di magazzino in crescita anomalo porterebbe a pensare a prima vista che l‘impresa produca redditi quando invece da un’analisi più profonda quale, per esempio, la stesura del rendiconto finanziario ci fornirebbe l’evidenza che buona parte dell’EBITDA è assorbita da un delta in crescita del capitale circolante. Vero anche che nel caso di investimenti si dovrebbe supporre che tale dato sia nel futuro migliore rispetto ad oggi proprio in funzione dei frutti che l’investimento stesso dovrebbe portare.

Detto questo il rapporto PFN/EBITDA deve assumere un valore accettabile da parte di chi decide di affidarci.

Più questo rapporto PFN/EBITDA è basso, più facile sarà per l’impresa ripagare i propri debiti e quindi contrarne (e quindi richiederne) altri.
Più cresce il valore del rapporto PFN/EBITDA più difficile e lungo sarà il periodo di tempo necessario per l’azienda di ripagare il debito contratto.
Ovvio che in questo caso bisognerebbe anche valutare i debiti contratti, che vera scadenza hanno, perché potrebbe risultare che il rapporto PFN/EBITDA indichi un valore ammissibile pari a 5 ma nella realtà siamo di fronte a finanziamenti scorte con durata a 3 anni e rate per questo insostenibili o viceversa finanziamenti ipotecari con durate giustamente dilazionate nel tempo.

Le banche, anche a seguito delle asset quality reviews degli anni passati, valutano nella propria analisi che, al di là di queste riflessioni dovute, il valore del rapporto PFN/EBITDA non deve superare il limite di 6.
Questo è un valore di prima analisi molto grossolano ma che però viene molto utilizzato per dividere le imprese fortemente indebitate da quelle solvibili. Le prime proprio per la loro situazione potrebbero essere classificate imprese in stage 2 ai sensi dell’IFRS 9 e spesso le banche, se non ricevono dettagli sul perché è alto tale valore, fanno questa scrematura senza troppi se e senza troppi ma.

Il valore di 6 è inoltre un valore limite dato che molti istituti di credito considerano l’arco temporale dei 5 anni sia già molto lontano per fare previsioni e rispettarle.

In considerazione poi che i finanziamenti chirografari erogati dalle banche difficilmente vanno oltre tale valore (sono nella norma intorno al massimo ai 60 mesi per investimenti e 48/36 per liquidità) la tesi che un valore ottimale sia sotto al 5 diventa ancora più forte. Per tale motivo imprese con rapporto PFN/EBITDA superiore a 5 difficilmente saranno finanziate dalle banche.

Cosa fare se il rapporto PFN/EBITDA è superiore a 6.

In questo caso come detto è molto utile anticipare questo valore con opportune correzioni che certamente possono modificare questa prima analisi e scrematura.

Inoltre, è utile fornire il dettaglio della durata dei debiti globali (con i rispettivi piano di ammortamento) con le relative rate e scadenze in modo da rendere il cash flow di periodo sostenibile. Se la richiesta di credito è collegata ad un investimento è certamente importante stimare come la variabile EBTIDA migliori notevolmente e riporti il dato entro il parametro inferiore a 5. Gli indici analizzati per concedere nuova finanza alle imprese sono molteplici e diversi tra loro e il rapporto PFN/EBITDA è solo uno dei tanti. Per questo un Business plan che tracci le prospettive economiche, patrimoniali e finanziarie è spesso la soluzione unica e più adatta per avere credito ed evitare che la nostra richiesta di finanziamento sia declinata per motivi a noi sconosciuti. Senza ovviamente dimenticare un’altra dimensione importantissima quando si disegnano questi scenari: il tempo.

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